Giorgio Pasetto, candidato per la lista Europa in Comune nel prossimo Congresso di +Europa

 

Per un’Italia europea serve uno shock di benessere. Il crescente ritardo accumulato dal Paese nell’ambito della prevenzione delle patologie legate all’inattività fisica è inammissibile.L’inattività fisica rischia di diventare una sfida per il futuro, infatti attualmente è il quarto più importante fattore di rischio di mortalità in Europa.

Studi recenti evidenziano che i giovani di oggi sono i più sedentari di sempre e potrebbero diventare la prima generazione che muore in età più precoce rispetto ai genitori.

L’inattività fisica è un fattore di rischio fondamentale per le malattie non trasmissibili, quali le patologie cardiovascolari, i tumori e il diabete e rappresenta il quarto più importante fattore di rischio di mortalità a livello Europeo e Mondiale e causa il 6% di tutti i decessi. E’ superato soltanto dall’ipertensione sanguigna (13%) e dal consumo di tabacco (9%) e si attesta allo stesso livello di rischio dell’iperglicemia (6%).Circa 3,2 milioni di persone muoiono ogni anno perché non sono abbastanza attive.

L’attività fisica al contrario apporta benefici significativi alla salute e contribuisce a prevenire le malattie non trasmissibili.

Nel 56% degli Stati membri dell’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) sono in atto politiche per contrastare l’inattività fisica.

Sono questi alcuni dati che emergono dall’informativa OMS sull’attività fisica che il ministero della Salute ha pubblicato con l’annotazione che gli Stati membri dell’OMS hanno concordato di ridurre del 10% l’inattività fisica entro il 2025.

Globalmente, nel 2008 il 31% circa degli adulti di età pari o superiore ai 15 anni non era sufficientemente attivo (il 28% degli uomini e il 34% delle donne). Nei paesi ad alto reddito, il 41% degli uomini e il 48% delle donne erano insufficientemente attive, rispetto al 18% degli uomini e 21% delle donne nei paesi a basso reddito.

Livelli di attività fisica bassi o in calo corrispondono spesso a un prodotto nazionale lordo elevato o in crescita.

Ad oggi si contano circa 210 milioni di cittadini Europei totalmente inattivi, un fardello che pesa sulle casse EU per oltre 80 miliardi di €/anno.

Gli italiani sono i più sedentari dopo gli inglesi (ormai quasi fuori dall’UE) e il 92% dei tredicenni italiani non raggiunge il livello minimo di attività fisica necessaria per mantenere buoni livelli di salute.

Diversi fattori ambientali collegati all’urbanizzazione possono scoraggiare le persone dal diventare più attive, ad esempio:

  • paura della violenza e del crimine nelle aree all’aperto
  • alta densità di traffico
  • cattiva qualità dell’aria, inquinamento
  • assenza di parchi, piste ciclo-pedonabili, marciapiedi e impianti sportivi e ricreativi

Sia la politica che le singole persone possono agire per aumentare il livello di attività fisica. Nel 2013, gli Stati membri dell’OMS hanno concordato di ridurre del 10% l’inattività fisica nel quadro del “Piano d’azione mondiale per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili 2013-2020”.

Nell’80% circa degli Stati membri dell’OMS sono state elaborate politiche e piani per contrastare l’inattività fisica, che tuttavia sono operativi solo nel 58% dei paesi. Le autorità nazionali e locali stanno anche adottando politiche in una serie di settori per promuovere e favorire l’attività fisica.

 

Perciò chiediamo:

 

– la promozione di corretti stili di vita basati sull’attività fisica e su una corretta alimentazione;

– la realizzazione di un “Piano Marshall” per l’impiantistica sportiva nei comuni;

– l’incentivazione dell’attività sportiva per tutti;

– la qualificazione dell’attività fisica e sportiva attraverso l’introduzione del direttore tecnico nelle associazioni sportive che deve essere necessariamente laureato in scienze motorie;

– la realizzazione estesa e diffusa di piste ciclo-pedonabili.

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