Novella Ciceri, candidata nella lista Europa in Comune nel prossimo Congresso di +Europa

 

 

Ultimamente, grazie anche all’ondata di legalizzazioni in vari stati americani e in Canada, si sente spesso parlare della legalizzazione della marijuana. È un tema sociale molto sentito e molto discusso, e a me molto caro; è la principale battaglia per cui lotto e in cui credo. Perciò, ecco a voi  cinque ragioni per legalizzare la cannabis.

 

7 miliardi di €/annui netti…

…di incassi fiscali sul mercato italiano.

Lo studio economico che meglio analizza e rappresenta le possibilità economiche e fiscali della legalizzazione in italia è quello realizzato nel 2009 dal prof. Marco Rossi dell’università La Sapienza di Roma (pubblicato nel Libro Bianco sulle Droghe del 2017, reperibile qui: http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato7355354.pdf) .

Il suo studio simula lo scoraggiamento dell’uso ricreativo di droga per mezzo di una tassazione aggravata (sul modello di alcool e tabacco), Il modello sviluppato per il calcolo dei risparmi e delle entrate è lo stesso utilizzato dagli economisti americani, ma con i dati ricavati dalle maggiori istituzioni italiane (Istat, ministero interni, ministero tesoro).  Il prezzo di vendita da lui previsto è di 10 euro al grammo così ripartiti:

Per la sola cannabis vengono stimati risparmi e maggiori incassi fiscali per 38 miliardi in cinque anni, che corrispondono a 7,7 miliardi all’anno. Verificando la composizione di questa cifra si scopre che i risparmi effettivi sarebbero circa 6 miliardi (quindi 1,2 miliardi all’anno di minori spese per forze di polizia, sistema giudiziario e carcerario) mentre le maggiori entrate per l’erario, considerando la stessa tassazione di alcool e tabacco, si attestano su circa 6,4 miliardi all’anno. Va inoltre considerato che nello studio il numero dei consumatori è solitamente sottostimato, perché vi è comunque una reticenza di fondo a rispondere positivamente alle statistiche per timore di conseguenze legali.

I 38 miliardi di euro di cui sopra verrebbero sottratti in toto alle narcomafie in Italia e all’estero (il mercato italiano si serve prevalentemente da Marocco, Albania e Portogallo) e verrebbero immessi nel circolo legale di spesa-incasso. Per non parlare del guadagno sociale, del calo di detenuti e dei costi ad essi legati, dell’aumento dei posti di lavoro (coltivazione, rivendita).

 

The war on drugs…

…evidentemente non ha funzionato.

La criminalizzazione della marijuana nota come “War on Drugs” inizia negli anni 20 negli Stati Uniti. La cannabis veniva usata da contadini e immigrati messicani per rilassare muscoli e giunture dopo una giornata di lavoro nei campi. Il governo americano introdusse un francobollo emesso dallo Stato centrale che ogni possessore e coltivatore di marijuana avrebbe dovuto detenere per essere in regola; non ne è mai stato emesso nemmeno uno, rendendo la marijuana illegale de facto.

 

Alcune pubblicità propaganda del governo americano contro la cannabis; anni 20-60

 

È proprio con il Marijuana Tax Act che è iniziata la criminalizzazione della cannabis, la disinformazione e la lotta alle droghe in US, che è costata allo stato americano 59 miliardi di dollari all’anno. Nel 1961, le Nazioni Unite hanno inserito la cannabis nella lista delle droghe pericolose. In Italia la marijuana diventa effettivamente illegale negli anni 70, con la legge Cossiga (1975).

Eppure, nonostante le politiche restrittive, l’uso della marijuana continua a salire in modo  stabile su scala mondiale. L’unico risultato della guerra alle droghe è un altissimo tasso di incarcerazione giovanile, un alto reddito per le narcomafie e un prodotto sul mercato che, a causa della sua stessa illegalità, viene lavorato male e da persone non preparate e rischia di essere alterato chimicamente e perciò di diventare realmente pericoloso per la salute.

 

 

Il sistema endocannabinoide…

…è quello che ogni umano e molti animali hanno fin dalla nascita. I ricettori principali presenti nel nostro corpo sono il CB1 (sistema nervoso, tessuti connettori, ghiandole e organi) e il CB2 (sistema immunitario e altre strutture periferiche del corpo umano). Moltissimi medicinali sintetici agiscono su questi recettori, con notevoli effetti collaterali che però la cannabis non ha (alcuni esempi:  Valium, Benzodiazepine).

 

È impossibile andare in overdose da cannabis; bisognerebbe consumare più di 750 chili di marijuana in quindici minuti per morirne. È invece possibile ottenere una miriade di effetti positivi; la ricerca medica e scientifica sta solo ora cominciando a capire le enormi potenzialità della cannabis terapeutica. A voi solo alcuni dei possibili usi: terapia del dolore, schizofrenia e depressione, cachessia, stimolo dell’appetito in pazienti malati di tumore, morbo di Parkinson, epilessia, sclerosi multipla, sindrome di Tourette, iperattività infantile, glaucoma, anoressia. Di seguito il link di una storia significativa e che fa riflettere, la storia di un padre e di un bimbo americani: https://www.youtube.com/watch?v=wyheU376Akw

 

La cannabis terapeutica…

…in Italia è totalmente insufficiente. Al momento la cannabis medica è monopolio di Stato, e viene prodotta esclusivamente dallo stabilimento militare di Fierenze nella misura di  100 kg massimi annui. L’apporto è totalmente insufficiente per gli oltre 700 pazienti italiani che ne fanno uso, e ciò porta a dover importare il prodotto dall’estero tramite bandi. L’ultimo è stato vinto da Aurora, multinazionale canadese leader nel settore; si possono immaginare gli elevati costi di import e distribuzione, e i forti disagi causati ai pazienti che già hanno scarsissimo accesso al prodotto, sia per la scarsità dello stesso che per il basso numero di medici che la prescrivono. A  ciò si aggiunge spesso l’impossibilità di acquisto a causa prezzo elevato e mancata copertura del servizio sanitario regionale. Inoltre a causa di un’incredibile disinformazione i medici spingono i pazienti a preparare decotti con la cannabis acquistata; ma il THC è un principio attivo non solubile in acqua…perciò, la cannabis fa effetto solo se ingerita, fumata o vaporizzata.

Esempio di disinformazione sull’utilizzo della cannabis terapeutica

In Italia la ricerca medica sulla cannabis è terribilmente arretrata e farcita di fake news. Con la legalizzazione, la speranza è che si sviluppi un florido mercato privato che, in collaborazione con lo Stato, provveda a fornire un prodotto made in Italy, di qualità, a costi abbordabili e coperto dal SSN. L’altro sogno è lo sviluppo di un mercato di ricerca e di informazione effettuata da professionisti del settore sul modello americano-canadese, rivolto sia ai medici che ai pazienti che ai semplici utilizzatori ricreativi, con l’obiettivo di conoscere la cannabis a fondo, senza falsi miti e notizie infondate.

 

I cittadini italiani…

…sono i terzi consumatori europei di cannabis, dopo Francia e Danimarca; nel 2017, 24 milioni di italiani ne hanno fatto uso, uno su tre. Possiamo quindi dedurre che è un prodotto diffuso, utilizzato da una grande parte della popolazione; non dimentichiamo inoltre che l’Italia era la seconda produttrice mondiale di canapa industriale, superata solo dalla Russia, fino agli anni 70.

Francobollo delle canapine emiliane, 1965

 

 

Come racconta Assocanapa, l’associazione che riunisce i produttori delle varietà attualmente legali, in Italia la canapa è stata utilizzata per millenni.In pipe preistoriche ritrovate in Piemonte sono state riscontrate sue tracce. La regione ai piedi delle Alpi piemontesi prende il nome di Canavese proprio dalla canapa, e sulla bandiera c’è la sua foglia. Per millenni i nostri antenati si sono vestiti, nutriti, scaldati, hanno pregato, scritto, e si sono curati grazie a questa pianta.

 

Legalizzare oggi significherebbe regolamentare un mercato attualmente sommerso, fornire un grosso stimolo all’economia e aumentare drasticamente i posti di lavoro (si pensi solo al mercato di canapa light, che in 2 anni vale 50 milioni di euro e 3000 posti di lavoro), e assestare un grosso colpo alle narcomafie e al lavoro in nero che ne consegue. Tutte cose di cui il paese ha disperatamente bisogno.

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